Attestati

Attestati espropri

Attestati espropri.
Lo sviluppo dell’urbanistica, in particolare, ha inciso profondamente sulla morfologia dell’istituto, da un lato, consentendone la razionalizzazione, ma, dall’altro, rendendo più aspro il conflitto tra l’interesse pubblico e quello privato aggravato dalla funzionalizzazione del diritto di proprietà e dal potere conformativo attribuito al legislatore.
I pronunciamenti della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Corte dalla quale è partito in realtà il vento di riforma con riconoscimento finalmente dei diritti degli espropriati, per lungo tempo calpestati) non lasciavano dubbi di sorta sull’illegittimità di principi cardine della normativa italiana che regolava la materia espropriativa.
La Corte costituzionale (che ricordiamo, a titolo di cronaca, aveva inizialmente ritenuto pienamente legittimo l’art. 5 bis d.l. 1992 n. 333 con la sentenza del 16.12.1993, n. 442) ha dovuto uniformarsi a sacrosanti principi internazionali di tutela del cittadino espropriato.
Con le sentenze gemelle nn. 348 e 349 del 2007, note per aver definito le relazioni con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e con la Corte di Strasburgo, la Corte costituzionale ha significativamente mutato il proprio orientamento in materia di indennità di espropriazione e di occupazione acquisitiva, per avvicinarsi agli orientamenti della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che esige che la misura di tale indennità sia commisurata al valore di mercato del bene espropriato.
Il tema della quantificazione dell’indennità di espropriazione è stato a lungo oggetto di vivaci discussioni accademiche in Italia, collegandosi direttamente allo statuto del diritto di proprietà.
La svolta giurisprudenziale è stata determinata dall’apertura ai diversi criteri utilizzati dalla Corte di Strasburgo, che ha indotto la Corte costituzionale a dichiarare l’illegittimità costituzionale della legislazione italiana che prevedeva una indennità di espropriazione molto bassa, svincolata dal valore di mercato, in precedenza passata indenne dal giudizio di legittimità costituzionale condotto sulla base di parametri interni.
Con una successiva pronuncia n. 181/2011, la Corte costituzionale ha esteso ad ulteriori fattispecie il criterio del valore di mercato, accolto nella giurisprudenza italiana a partire dal 2007.

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